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RIQUALIFICAZIONE EX MULINO TAMBURI, DIPARTIMENTO SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE - BOLOGNA

1999 - 2002

La Storia

Il Mulino Tamburi sorge nel quartiere Porto di Bologna, in via Azzo Gardino 23. Fino agli inizi del Novecento era un edificio con destinazione d’uso industriale, appunto un mulino, che sfruttava la corrente generata dalla cascata che il Canale del Cavaticcio presentava in quel punto. Il Mulino faceva parte del complesso della centrale elettrica del Cavaticcio, ancora esisitente, anche se invisibile all’occhio del viandante.

Quando il Canale venne tombato, negli anni Trenta del Novecento, il Mulino e il vicino Porto vennero progressivamente abbandonati. A partire dagli anni Ottanta l’amministrazione comunale di Bologna, che aveva rilevato la zona, ha indetto diversi concorsi destinati al restauro urbano di questa zona.

Il Restauro

L'area comunemente detta della ex Manifattura Tabacchi, ma sarebbe meglio definirla area portuale del Navile, non è stata dal rinascimento fino all'ottocento solo uno dei luoghi più vivaci dal punto di vista mercantile della città, ma è stato con il suo hinterland protoindustriale (canale di Reno, Cavaticcio, Navile, Moline, Aposa) il cuore della economia
bolognese almeno fino a tutto il XVII secolo.
Recuperare morfologicamente ed architettonicamente questo luogo assolutamente specifico ed irripetibile dal punto di vista della integrazione con la città e la sua vita, significa confrontarsi anche con una memoria storica di Bologna i cui fantasmi architettonici ed infrastrutturali ancora danno forti segni di vita.
L'idea conduttrice quindi sta nel tentativo di legare la città storica con quella futura del polo tecnologico lungo Navile e con un nuovo polo culturale istituzionale che nella continuità del verde e del canale-darsena del Cavaticcio e nel recupero degli edifici protoindustriali ha gli elementi morfologici chiave.
Sia l'acqua che il verde assumono nel progetto un valore simbolico come elementi di connessione che rinforzano l'ex area portuale e le sue architetture come luogo di aggregazione e come punto di passaggio da una all'altra parte della città: dal Centro Storico alla città dello sviluppo di domani.
Puntare quindi sul futuro oggi significa valorizzare due riserve auree che a Bologna sono in abbondanza: Università, Scienza e Ricerca da un lato e Cultura Beni Ambientali ed Architettonici dall'altro.

Il progetto è basato sul recupero integrale dell’insieme edilizio-storico nel suo assetto ultimo (1900) che ha omologato stilisticamente i diversi corpi. Seguendo l’articolazione volumetrica del complesso si sono ada ttate alle caratteristiche architettonico-spaziali dei singoli corpi le varie destinazioni d’uso previste per il Centro delle Comunicazioni, in modo congruo e tale da non richiedere alterazioni e trasformazioni nè tipologiche nè strutturali nel rispetto assoluto dell’unità stilistica delle singole parti.
L’adeguamento tecnologico e normativo del complesso che sarà di uso pubblico, ha seguito questa logica ed in tal senso si sono ubicati le nuove scale, gli ascensori, e le tecnologie per la climatizzazione, ecc., in strutture preesistenti particolarmente idonee, quale il grande silos del grano ubicato organicamente sullo spigolo interno di settentrione della palazzina principale.

Progettisti

Committente: Alma Mater Studiorum - Università di Bologna;

Progetto Architettonico: Prof. Arch. Giampiero Cuppini, Arch. Stefano Piazzi, Ing. Luigi Tundo.

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