COMPLESSO MONUMENTALE ISTITUTO TECNICO "LEONARDO DA VINCI" - PADOVA (PD)
2009 - 2012
La storia
L’area sulla quale insiste il Monastero delle Maddalene è inclusa tra le mura medievali e quelle cinquecentesche della città di Padova; le origini dell’insediamento risalgono al 1300, quando, al piccolo cenobio, ai due oratori e ad alcune case, si sostituisce gradualmente l’attuale organismo edilizio composto dalla chiesa, il sagrato e i due chiostri, attorno ai quali si articolano i corpi di quella che un tempo era la fabbrica conventuale.
Nel XV secolo cominciano le prime trasformaqzioni edilizie del convento con la costruzione della nuova chiesa, poi ampliata ulteriormente all’inizio del Seicento; la costruzione del convento procede parallelamente a quella della chiesa; la relazione redatta da Padre Francesco Leoni durante il suo priorato (1663-65) offre numerose informazioni per la conoscenza delle strutture del convento. I lavori voluti dal priore, mirano alla riorganizzazione dei percorsi e alla ri-sistemazione della zona cantina, dispensa, refettorio e cucina; egli esegue anche lavori di manutenzione alle scale e agli intonaci. Nel corpo intermedio ai due chiostri realizza la biblioteca, probabilmente nella stanza al primo piano con accesso dalla scala voltata a nord.
Dal 1745 al 1776 l’intero complesso è oggetto di un’operazione di risanamento, con ampliamenti e modificazioni alla distribuzione funzionale.
Durante il primo regime napoleonico, l’edificio viene chiuso; dopo la restaurazione, il governo imperiale austriaco concede l’uso del complesso ai Padri Ospitalieri di San Giovanni di Dio, noti anche come “Fatebene Fratelli”, che nel 1836 acquistano il convento e gli orti retrostanti. Il complesso viene ad occupare l’intera profondità dell’isolato e ospita gratuitamente un centinaio di malati. Soppresso nel 1896 anche l’Ordine Ospitaliero, la gestione del nosocomio viene laicizzata e passa all’ospedale civile.
Con la prima guerra mondiale l’edificio e le sue pertinenze vengono requisiti dall’ospedale militare. Nel 1917 l’ex monastero viene occupato dalla Scuola Tecnica “Alberto Cavalletto”.
La guerra lascia la sue tracce: in seguito alle incursioni aeree austro-ungariche alcuni corpi di fabbrica subiscono gravi danni. Le porzioni residue praticabili, vengono adattate a tribunale di guerra e carcere militare e dopo la battaglia di Vittorio Veneto, a caserma degli alpini.
Rimasto libero l’organismo nel 1922, viene destinato ad ospitare la Reale Scuola Tecnica “Galileo Galilei” e pertanto restaurato con una nuova facciata verso la strada. In periodo fascista è anche sede dell’Opera Nazionale Fascista e nel 1936 la chiesa viene trasformata in sala di proiezione e palestra; funzione mantenuta fino il 1981.
Nel dopo-guerra avviene l’ultimo cambio di destinazione, con l’insediamento dell’Istituto Tecnico Commerciale “Leonardo da Vinci” che risulta essere il più invadente. L’originaria articolazione viene in parte sopraelevata e viene duplicata sull’area degli orti e dei vigneti con corpi di fabbrica moderni ed estranei al monumento.
Il Restauro
Il progetto di restauro dell’Istituto “Leonardo da Vinci” di Padova è stato concepito come un vero e proprio atto culturale, inteso ad associare ai temi fondamentali della conservazione e della valorizzazione dell’importante testimonianza, quelli di natura funzionale, di adeguamento normativo e di inserimento di nuovi elementi architettonici.
Il progetto di restauro e riuso, valorizzazione e aggiornamento funzionale è stato affrontato cercando di garantire, da un lato, una scrupolosa conservazione di quanto rimaneva dell’antico edificio, dall’altro, la rispondenza, in termini di efficienza tecnica e funzionale, alle aspettative della committenza.
Il progetto di restauro ha voluto cogliere e ottimizzare le diverse opportunità offerte dal complesso architettonico, le cui caratteristiche sono state intese come vere e proprie risorse. Il bene è stato sottoposto ad una attenta e circostanziata analisi, mediante studi ed indagini di carattere storico, costruttivo, di tipo conoscitivo.
L’obiettivo che ci si è posti nel corso dei lavori è stato quello di dare priorità alle opere di conservazione e alle opere finalizzate a rendere l’edifico fruibile per la destinazione precipua di scuola, principalmente opere di sicurezza.
Con le risorse economiche a disposizione si è cercato di dare dignità alla conservazione delle parti storiche, senza avere la pretesa di avere risposto in modo esaustivo alle necessità di conservazione del bene architettonico e artistico; gli interventi sono sempre stati condotti in sintonia e in accordo con la S.B.A.A. e la Soprintendenza Archeologica; proprio gli interventi prescritti da quest’ultima hanno portato a impegno di risorse considerevoli sia per le indagini in campo dirette sia per le opere che si sono dovute mettere in atto a seguito delle risultanze delle indagini. Contestualmente si è intervenuti con consolidamenti statici là dove nel corso delle analisi, visive e/o strumentali, si riscontravano criticità di tipo statico, con la convinzione di avere introdotto migliorie, ma senza avere la pretesa di avere condotto un miglioramento statico su tutto il complesso.
Alla sicurezza attiva del complesso scolastico si è dedicata l’attenzione maggiore cercando di dare risposta a tutti i necessari presidi in grado di garantire la sicurezza in caso di situazioni di pericolo, seguendo pedissequamente le indicazioni legislative scaturite dal confronto costante con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Padova.
Sono state proprio alcune prescrizioni del suddetto Comando che hanno portato a variazioni importanti e sostanziali al progetto originario, prima fra tutte la richiesta di spostamento dell’Aula Magna al piano terra.
Altre importanti variazioni si sono introdotte a seguito del nuovo posizionamento e nuova progettazione della scala esterna di sicurezza che ha permesso di recuperare due ambienti da destinare ad attività come aule e uffici di rappresentanza (presidenza) concentrando le aree non destinate alle attività didattiche vere e proprie nelle zone di maggior pregio storico.
Tra le principali modifiche definite nel progetto di variante vi sono i diversi interventi al piano di calpestio dei due chiostri storici a seguito di rinvenimento di pavimentazioni, fosse comuni e sepolture; tali ritrovamenti hanno determinato la costruzione di un solaio galleggiante per il rispetto dei rinvenimenti archeologici, il consolidamento di pavimenti storici ritrovati, la loro evidenziazione anche dopo la nuova pavimentazione mediante la creazione di un confinamento della nuova pavimentazione che lasci intravedere la pavimentazione storica; inoltre il ritrovamento della pavimentazione storica in mattoni di cotto ha indotto a far riproporre una pavimentazione in cotto.
Ulteriore oggetto di variante è la modifica delle forometrie del loggiato al primo piano; si sono condotte indagini con martinetti piatti che hanno dimostrato come le murature di tamponamento siano soggette a carico che avrebbe avuto necessità di essere assorbito da altra struttura, come poi era stato previsto in fase progettuale.
Il confronto con la SBAA ha escluso ogni demolizione che comunque avesse avuto come conseguenza la creazione di un’altra struttura portante, optando per un intervento più leggero e rispettoso dello status quo dei luoghi.
Si è reso necessario un intervento di rifacimento di buona parte della copertura dovuto alla constatazione che buona parte della stessa presentava nello stato di fatto la struttura lignea secondaria sottodimensionata fortemente ammalorata.
Progettisti
Committente: Provincia di Padova;
Progetto Architettonico: ASP.ILT (Arch. Stefano Piazzi, Ing. Luigi Tundo);
Progetto strutturale: Ing. Filippo Giovannini;
Progettazione impianti meccanici: Ing. Marco Barbieri;
Progettazione impianti elettrici: Per. Ind. Enrico Montevecchi;
Restauratrice: Federica Bartalini;
Coordinamento Sicurezza in fase di Progettazione ed Esecuzione: Ing. Luigi Tundo:
Direzione Lavori: Arch. Stefano Piazzi, Ing. Luigi Tundo.