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RICOSTRUZIONE E RESTAURO DELLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO A VILLAFRANCA DI MEDOLLA (MO)

2020-2024

La storia

Le prime notizie di San Bartolomeo risalgono al 1297, anno in cui la chiesa venne citata in un testamento. Essa apparteneva alla diocesi di Nonantola e alla pieve di San Silvestro di Roncaglia. Non si conosce l’aspetto della chiesa medievale. Tra la fine del XIII secolo e il XVI secolo la chiesa venne menzionata solo nei testamenti delle persone che vollero farsi seppellire al suo interno. Durante il XVI secolo le uniche notizie sull’architettura ci sono state tramandate grazie alla visita pastorale del 1574, dalla quale si apprende della forma con aula unica della chiesa unita alla cappella dell’altare maggiore. All’epoca era presente in chiesa anche un altare dedicato alla Beata Vergine Maria. Nella suddetta visita si denunciò lo stato fatiscente dell’immobile, delle pitture e degli intonaci. Durante il Seicento le modifiche alla chiesa vennero annotate nelle visite pastorali. Nel 1623, in una visita pastorale, si descrisse la chiesa ad aula unica, con cappella maggiore, restaurata dopo la visita del 1574. Si prese nota della presenza di due altari: l’altare maggiore di San Bartolomeo e l’altare della Beata Vergine Maria. Non erano presenti né il campanile né la sagrestia, tuttavia esistevano due piccole campane, poste in un telaio ligneo, che suonavano a mezzogiorno, al vespro e nelle ricorrenze funebri. Esisteva una canonica indipendente dalla chiesa. Nel 1633 si riscontrò la presenza di tre altari: l’altare maggiore, mantenuto dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, l’altare del Santissimo Rosario, mantenuto dalla Confraternita omonima, e l’altare della Beata Vergine Maria, che divenne di proprietà di Prospero Vincenzi, cambiando l’intitolazione con i Santi Geminiano e Lucia. Nel 1640 si riscontrò la presenza di un battistero, di un confessionale e di due altari: l’altare maggiore e quello dei SS. Geminiano e Lucia. A questa data era comunque presente l’altare del Rosario. Nella visita del 1650 si descrisse la presenza dei tre altari, precedentemente annotati, di una sagrestia e di un sepolcreto per gli ecclesiastici. Seguirono le visite del 1662 e del 1668, dove, in quest’ultima, si rilevò la nuova intitolazione dell’altare dei Vincenzi anche ai Santi Francesco e Vincenzo, oltre ai Santi Geminiano e Lucia. Sempre nella stessa visita fu descritta l’erezione di una torre campanaria a sud della cappella maggiore, nella quale si posero le due campane annotate già nel 1623. Nella visita del 1688 emerse la nuova intitolazione dell’altare dei Vincenzi anche alla Beata Vergine di Reggio.
Nel Settecento furono ancora una volta le visite pastorali a descriverci i cambiamenti effettuati in chiesa. Nel 1704 si descrisse la chiesa con i suoi tre altari, il campanile, la canonica, e il cimitero, posto all’epoca a fianco della chiesa. Nel 1709 si descrisse la presenza dei tre altari, di cui l’altare dei Vincenzi cambiò nuovamente intitolazione ai Santi Geminiano e Antonio da Padova. Nel 1712 si attestarono la presenza di tre sepolcreti comuni in chiesa: quello per i sacerdoti, quello per la famiglia Vincenzi e quello dei membri della Confraternita del Rosario. Nel 1718, come risulta dal resoconto di don Giuseppe Zerbini, venne restaurato l’altare maggiore. Nel 1746 venne modificata la cappella maggiore tamponando la finestra della parete di fondo, ove si realizzò un dipinto raffigurante San Bartolomeo. Nelle visite svolte tra il 1748 e il 1759 si descrisse la chiesa, la quale manteneva i tre altari, di cui l’altare di Sant’Antonio da Padova era posto di fronte a quello della Beata Vergine del Rosario, e vi erano inoltre tre confessionali, due posti nei muri laterali vicino all’altare e il terzo posto a sinistra dell’entrata, vicino al fonte battesimale. Nel pavimento erano presenti quattro sepolcreti, infatti, oltre a quelli già annotati nel 1712, era stato aggiunto quello per la famiglia Bellodi. Tra il 1761 e il 1765 la chiesa venne totalmente riformata in pianta e in alzato durante il rettorato di don Marco Gavioli, il quale stipulò, nel 1761, un contratto con l’architetto muratore Pietro Zucchi di Cavezzo, il quale aveva precedentemente realizzato il coro della chiesa di San Giovanni Battista a Disvetro. La nuova forma della chiesa impose lo sfondamento dei muri laterali bassi per la creazione di otto cappelle laterali, con conseguente modifica della facciata che prese un andamento a salienti. Il muro di fondo della cappella maggiore fu abbattuto e venne costruito un coro semicircolare. La copertura della navata non era voltata ma presentava le capriate a vista, mentre sul coro Zucchi realizzò una volta in foglio. La chiesa mantenne un accesso principale in facciata e uno secondario nella parete meridionale. I confessionali divennero quattro, due posti nelle prime due cappelle a destra e a sinistra dell’ingresso, gli altri due vennero posti nelle cappelle in fondo alla navata. L’altare di Sant’Antonio da Padova, di proprietà dei Vecchi che lo ereditarono dai Vincenzi, fu posto nella seconda cappella a destra dell’entrata, nella quarta cappella a destra si pose l’altare dedicato a San Geminiano, recante anche la statua della Beata Vergine del Rosario. Nella seconda cappella a sinistra fu posto l’altare del Santissimo Crocefisso o delle anime del Purgatorio, e nella quarta cappella a sinistra si pose l’altare della Beata Vergine delle Grazie. Nella terza cappella a sinistra, sopra l’ingresso laterale, si pose l’organo. Ciò venne attestato anche nella visita del 1771. Nella visita del 1822 fu confermata la presenza dell’altare maggiore e dei quattro altari nelle forme e nei siti in cui questi si trovavano già dal 1765. Inoltre si localizzarono i diversi sepolcreti: quello dei sacerdoti era posto nel coro, poco dietro l’altare, quello dei confratelli del Santissimo Rosario si trovava al centro della chiesa, quelli dei Vincenzi e dei Bellodi si trovavano nelle vicinanze dell’altare di Sant’Antonio da Padova. Fu descritto inoltre il cimitero, posto nel lato Sud, circondato da una siepe e diviso in un’area riservata agli adulti e una ai bambini. Il campanile, che all’epoca possedeva tre campane, necessitava di un restauro di consolidamento poiché la cupola si trovava in pessimo stato. Per via di questi problemi riscontrati, la guglia del campanile fu completamente modificata nel 1835, sostituendo la vecchia cupola con una guglia piramidale con alla base un dado ottagonale. Per via del maggiore peso vennero allargate le fondazioni. Nel 1871, come dimostra la perizia redatta dall’ingegner Bonifacio Guvi del Comune di Medolla, la chiesa abbisognava di urgenti e importanti restauri. Nel 1872 il parroco don Antonio Tosi scrisse al Ministero di Grazia, Giustizia e dei Culti per ottenere un sussidio statale al fine di intraprendere i necessari restauri. Il ministero rispose nel 1873, tramite il Sub-Economato dei Benefizi Vacanti di Modena, concedendo un sussidio di 500 lire. Il parroco Tosi procedette quindi a consolidare la chiesa, in particolare fece svolgere interventi sulle fondazioni e sulla copertura, costruendo una volta in foglio per l’intera navata. Fece inoltre allargare le cappelle settentrionali spostando il muro di fondo di un metro e venticinque centimetri. I setti in muratura tra le cappelle, esistenti precedentemente, vennero bucati con dei fornici passanti, creando così una piccola navata destra della chiesa. Nel 1887 il parroco don Agostino Paltrinieri, successore di don Antonio Tosi, volle allargare di un metro e venticinque centimetri anche le cappelle poste lungo il lato meridionale, al fine di ripristinare la simmetria della chiesa. Egli scrisse al Sub-Economato dei Benefici Vacanti di Modena per ottenere un sussidio 800 lire, e ne ricevette 400. Si procedette a demolire il muro di meridione e a spostarlo verso l’esterno, inoltre fu rifatto il pavimento e vennero otturate le tombe in esso presenti per evitare il diffondersi dell’umidità nella chiesa. I setti in muratura tra le cappelle, esistenti precedentemente, vennero bucati con dei fornici passanti, creando un’altra navata laterale, a sinistra di quella centrale. Nel 1893 si procedette ad allargare ulteriormente la cappella della Beata Vergine del Rosario, dedicata anche a Santa Lucia e all’Immacolata Concezione, dandole una pianta di forma quadrata. Nello stesso periodo venne abbattuto il muro del coro precedente e se ne costruì uno nuovo allungando la cappella maggiore fino alle dimensioni attuali. Fu probabilmente in questo ultimo decennio dell’Ottocento che venne trasportato il cimitero nella posizione attuale lungo via San Matteo. Nel Novecento vennero svolti altri piccoli restauri e modifiche. Nel 1900 l’interno della chiesa venne completamente ridipinto e nel 1904 venne costruito un nuovo coro. Nel 1925,
sotto il rettorato di don Gaetano Vignali, l’altare del Rosario venne modificato inserendovi la statua di Sant’Antonio Abate. Da quel momento fu intitolato all’Immacolata Concezione e a Sant’Antonio Abate. Nel 1926 si svolsero dei lavori di consolidamento nella cella campanaria per ospitare quattro nuove campane, più pesanti delle precedenti. Nel 1934 si operò un rifacimento completo del manto di copertura, ormai logoro. Nel 1942 fu restaurato l’altare. Tra il 1945 e il 1949, nel Secondo Dopoguerra, furono rimesse al loro posto le campane del 1926, che erano state rimosse per essere fuse, ma ciò fortunatamente non avvenne, e si costruì, per iniziativa del parroco Vignali, che voleva ringraziare la Madonna per aver protetto la chiesa e i territori circostanti durante l’evento bellico, un santuario dove ospitare l’icona della Beata Vergine delle Grazie, allargando la vecchia cappella e dandole una pianta quadrata, sormontata da una cupola affrescata all’interno. 

Durante il rettorato di don Francesco Gavioli, penultimo parroco di Villafranca, si eseguirono, tra il 1960 e il 1980, alcuni restauri riguardanti la pavimentazione, il rivestimento delle colonne, le decorazioni, le vetrate, il battistero e le panche. Nel 1978 egli scrisse alla Soprintendenza per il rifacimento completo del tetto e dei canali di gronda, inviando anche una documentazione fotografica delle condizioni pessime in cui si trovava la volta della cappella maggiore. Tale intervento non venne realizzato per mancanza di fondi. Tra il 1987 e il 1988 venne svolto il restauro degli intonaci e delle tinte della facciata.

Con la scossa di terremoto del 20 maggio 2012 la chiesa subì forti danni alla navata, alla cappella maggiore e alle cappelle laterali. La copertura e le volte a botte in foglio crollarono completamente, in tutte le parti della chiesa, e si ribaltarono i muri di sommità posti a lato della navata centrale. Con la scossa del 29 maggio la parte superiore della facciata si ribaltò verso l’esterno e si ribaltò completamente anche il muro settentrionale delle cappelle laterali. Si salvarono il registro inferiore della facciata, le colonne interne alla chiesa e le arcate poste tra di esse, il muro meridionale, il santuario della B. V. delle Grazie e i muri della cappella maggiore. Il campanile crollò per metà, rimasero in piedi solamente i muri inglobati nel resto dell’edificio ecclesiastico.

 

Il Progetto

Il Gruppo di Progettazione, una volta vinta la gara per l'affidamento dei servizi, ha realizzato un poderoso piano di indagini, rivolte soprattutto al campo strutturale, per capire la qualità e la resistenza delle murature, il tipo di fondazioni, la resistenza dei terreni e la possibilità di fenomeni di liquefazione del terreno. In parallelo si sono svolte le necessarie indagini architettoniche, al fine di comprendere le caratteristiche degli intonaci, delle malte e delle superfici architettoniche, oltre alla stratigrafia delle decorazioni, che ha restituito un quadro assai complesso per la presenza di diversi periodi di decori.

A seguito di ciò si è sviluppato il progetto definitivo, finalizzato all'approvazione delle scelte progettuali da parte degli Enti di controllo. Si è optato per un tipo di restauro critico-conservativo, volto a mantenere la memoria e la conservazione di quanto risparmiato dal sisma, ma con la ricostruzione delle volumetrie e delle superfici caratterizzate da una distinguibilità dell'intervento, che non urti con l'esistente, ma che allo stesso tempo valorizzi l'architettura con un restauro che deve essere anch'egli "opera d'arte". In parallelo al progetto si sono svolte numerose Tesi didattiche, in cui la chiesa è stata profondamente studiata, al fine di capire tutti i possibili problemi e indagare le soluzioni architettoniche, con le loro positività e negatività.

In fase progettuale molta attenzione è stata data alla ricostruzione delle volumetrie, curando l'immagine esterna della chiesa e del campanile, oltre all'impatto delle nuove volte, delle superfici verticali interne e della piccola sagrestia. Il tutto è stato coniugato con soluzioni originali per il miglioramento sismico della fabbrica, come l'introduzione di un pendolo sismico all'interno del campanile, e la configurazione delle fondazioni ad arco rovescio.

Progettisti

Committente: Segretariato Regionale MiC Emilia-Romagna;

Progetto Architettonico: Architettura&Restauro SRL, ASP.ILT SRL, Gurrieri Associati;

Progetto Strutturale: Ing. Giovanni Cangi;

Progetto Impianti: Yuppies Services;

Restauratore: Luca Rubini;

Geologo: Valeriano Franchi;

Coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione: Ing. Luigi Tundo (ASP.ILT SRL)

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